San Sebastiano - DA VISITARE - Paroldo altra Langa


“Ancora piccola passavo qui e vedevo, sul retro, quella testa di cavallo con cinque bande trasversali. Mi incuriosiva. Ricordo di aver chiesto a mia nonna perché fosse dietro la chiesa. Ma lei, intenta a riempiere fascelle, diceva solo che un tempo era la chiesa dei signori.”

Cappella di San Sebastiano

È la chiesa più antica di Paroldo. 
Situata sul pendio di una collina ove anticamente sorgeva il castello e nelle cui mura fortificate era a suo tempo racchiusa, custodisce affreschi originali. Con buona approssimazione è databile al X secolo quando anche la facciata guardava al castello. 

Oggi quella facciata è ancora leggibile, con portale e finestra murati, e sopra, la formella in arenaria con lo stemma dei del Carretto (la testa di cavallo con cinque bande trasversali) con ai lati i simboli vescovili (le tre mappine terminali). Ai del Carretto, infatti, apparteneva anche il feudo di Paroldo, dopo le spartizioni degli ampi possedimenti dei Marchesi del Vasto.

Si accedeva al castello attraverso un portone posto a lato della cappella. A testimoniarlo sono una porzione di arco e un sistema di incardinatura in ferro.

Su questo fianco della cappella, si apre un portalino laterale con architrave monolitico e, in alto una faccia scolpita nella pietra, simile a quella apposta su una parete esterna della chiesa parrocchiale.
L’edificio, composto da un’unica navata, ospitava a est il Presbiterio rialzato rispetto al piano pavimento. Un accesso secondario, murato ma tuttora visibile, era posizionato a nord nella porzione di muratura compresa tra la seconda e la terza lesena esterna.

L’ingresso attuale era in realtà sulla parete che ospitava in origine l’altare e qui si trovano gli affreschi del  gli affreschi  che risalgono al XV secolo. 

Con la visita pastorale nel 1689 l’allora Vescovo, constatato lo stato rusticum dell’interno, ordinò di renderlo in statu decenti per opera della Confraternita dei Disciplinanti cui la chiesa era affidata, sotto pena di interdetto ipso facto.

La scena della crocifissione in primo piano e lo sfondo interessante ambientato con l’arco delle montagne viste dalla stessa collina di San Sebastiano, furono coperti dalla calce.

Il fatto che le pareti fossero ricoperte di calce può far ipotizzare che l’edificio sia stato utilizzato come lazzaretto in occasione di epidemia e che, passato il contagio, si provvedesse a disinfettare l’ambiente con la calce, come era in uso in quel tempo.
Probabilmente verso la fine del XVI sec. la facciata originaria, rivolta a ponente, fu chiusa e sostituita dalla nuova facciata rivolta a levante, in seguito alle nuove norme stabilite dal Concilio di Trento.
Risalgono al sec. XVIII la maggior parte degli interventi di rimaneggiamento dell’edificio che rendono la chiesa come appare oggi: un’alta facciata a capanna, con portale centrale decorato a lesene e timpano triangolare , sul proseguimento del fronte della stessa, sullo spigolo sud est, il campanile.

Dopo l’acquisto dell’edificio da parte dell’amministrazione comunale gli interventi di recupero, iniziati nel 1996 e conclusisi nel 2003, hanno consolidato la struttura dell’edificio e dell’intera area portando alla luce una grande cisterna in pietra collocata nelle immediate vicinanze dell’ingresso originario.

Gli affreschi posti dietro l’altare originario sono stati ripristinati e  sono oggi riconoscibili le figure dei santi Pietro, Antonio Abate, Sebastiano, Rocco Bernardino d’Aosta oltre all’Arcangelo Michele e alle insegne cardinalizie della famiglia Del Carretto.

Come arrivare

San Sebastiano è ben visibile dalla Piazza principale. Vi si accede per una stradina sterrata che parte poco oltre il bivio per la Parrocchiale di San Martino (in direzione Monesiglio).
Per visitarla è necessario chiedere le chiavi in Municipio.